Analisi diffusa in occasione dell’incontro con il Ministro delle Politiche Agricole Bellanova
Col contagocce i reimpianti in provincia di Lecce, nell’area infetta da Xylella fastidiosa, dove sono stati reimpiantati solo 300 ettari con circa 120mila piante resistenti, di cui il 45% di varietà Leccino e il 55% di Favolosa. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Puglia, diffusa in occasione dell’incontro sull’emergenza Xylella Fastidiosa a Roma, tempestivamente convocato dal neoministro delle Politiche Agricole Teresa Bellanova.
“Tempo e determinazione sono i due imperativi assoluti perché anni di errori, incertezze e scaricabarile hanno creato in provincia di Lecce il disastro colposo che è sotto gli occhi di tutti. Se non si interviene subito, non ci sarà scampo per agricoltori e frantoiani, destinati a cambiare lavoro”, ha detto il presidente di Coldiretti Puglia Savino Muraglia.
L’avanzata della malattia ha lasciato 21 milioni di ulivi secchi dietro di sé, molti dei quali monumentali, man mano che la Xylella avanzava sul territorio spostandosi verso nord a una velocità di più 2 chilometri al mese con conseguenze economiche, produttive, occupazionali e sociali con un danno stimato di 1,2 miliardi di euro.
“Gli agricoltori devono reimpiantare ad ottobre e sono imbrigliati nelle maglie di una burocrazia matrigna – ha insistito Muraglia - che nelle aree a vincolo sta ritardando gli impianti di ulivi per una interpretazione del Decreto Emergenze di Regione Puglia e Sovrintendenza su cui va fatta immediatamente chiarezza. Non ci arrendiamo ad un disegno che non tiene conto che in provincia di Lecce da 6 anni è tutto fermo, secco, bruciato, improduttivo e le istituzioni che possono e devono intervenire continuano a promettere senza mai agire, nascondendosi dietro ogni possibile alibi dell’ultim’ora”.
Incontrovertibile lo scenario della filiera olivicola a Lecce – denuncia Coldiretti Puglia - dove si stima nella campagna olearia 2019-2020 il crollo del 90% di olio rispetto alle medie storiche, perché la produzione di olive Cellina e Ogliarola è azzerata e risultano produttive solo le piante di Leccino, con il prevedibile effetto a catena su oltre 100 frantoi che lasceranno i battenti serrati.
“Serve un cambio di passo con i decreti attuativi per l’emergenza Xylella, con i 300 milioni di euro di risorse CIPE stanziati dal Decreto Emergenze a beneficio di agricoltori e frantoiani per rimettere in moto la più grande fabbrica green del Sud Italia, monitorando i percorsi di assegnazione di 150 milioni per il 2020 e di 150 per il 2021 e facendo luce sui 70 milioni di euro per il 2019 di cui si è persa traccia".
Olivicoltori senza reddito da 6 anni, paesaggio desertificato e reso lugubre da milioni di ulivi secchi, frantoi svenduti a pezzi in Grecia, Marocco e Tunisia, 5mila posti di lavoro persi nella filiera dell’olio extravergine di oliva, con un trend che rischia di diventare irreversibile se non si interviene con strumenti adeguati, aggiunge Coldiretti Puglia.
“La mancata dichiarazione di stato di calamità naturale – ha continuato Muraglia - non consente agli operai agricoli di poter beneficiare delle provvidenze previste del Decreto Emergenze che farebbe recuperare le giornate perse sia ai fini previdenziali che assistenziali, forza lavoro costretta ad abbondare i campi per cercare alternative anche fuori della Puglia, un disastro su tutta la linea”.
Da Brindisi a Santa Maria di Leuca ci sono 100 chilometri di patrimonio olivicolo devastato, dove dal 2015 non vengono effettuati monitoraggi, a seguito della decisione della Commissione Europea che ha previsto, per i territori infetti in modo stabile (a sud della zona di contenimento) a causa della impossibilità di eradicare il batterio, il venire meno dell’obbligo degli abbattimenti e dei monitoraggi in un’area infetta di quasi 200mila ettari con 21 milioni ulivi.
“Per mettere fine a complottismi bizantini e pericolose fake news è urgente una seria comunicazione istituzionale – ha chiesto Muraglia – perché mentre la Xylella avanza inesorabile a Brindisi e Taranto c’è ancora chi è tuttora impegnato nell’esercizio ginnico quotidiano di diffondere informazioni distorte con l’unico fine di mettere in discussione la ricerca e fermare irresponsabilmente qualunque opera di contrasto alla malattia”, ha concluso il presidente Muraglia.