Continua inarrestabile l’avanzata della Xylella fastidiosa con altri 139 ulivi infetti nelle province di Taranto e Brindisi e una pianta di rosmarino risultata infetta a Ostuni. E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, sulla base dei dati resi noti da InfoXyella, relativi ai risultati delle analisi riferiti ai campioni di olivi del quinto aggiornamento del monitoraggio 2019 che hanno conclamato la presenza della malattia su 96 ulivi a Taranto, 89 in agro di Montemesola, 2 in agro di Grottaglie, 2 a Crispiano, 2 a Monteiasi ed un olivo infetto nella città di Taranto, 31 ulivi infetti a Ostuni, 2 a Carovigno, 1 a Cisternino e 9 a Ceglie Messapica.
“Le nuove infezioni accertate confermano che continua la virata e l’avanzata della malattia sul fronte tarantino verso Matera, con il caso accertato alla periferia est del quartiere Paolo VI in prossimità di un centro commerciale, mentre la numerosità delle infezioni riscontrate a Montemesola, come già avvenuto a Carovigno, disegnano uno scenario oscuro già visto. L’infezione colpisce anche altre specie, come testimoniato dalle analisi sulla pianta di rosmarino ad Ostuni. Ciò rende ancora più necessario che gli agricoltori abbiano la possibilità di diversificare le attività colturali per garantirsi un futuro imprenditoriale realistico, affidandosi ai dati scientifici”, ribadisce Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
“Continua a mancare una strategia condivisa e univoca tra enti regionali, nazionali e comunitari per fermare la malattia e ridare speranza di futuro ai territori che hanno perso l’intero patrimonio olivicolo e paesaggistico”, aggiunge ancora Muraglia.
La stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) – precisa la Coldiretti - ha lanciato l’allarme sulla diffusione della Xylella che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo con il contagio che avanza inarrestabile verso nord.
Sotto accusa però ci sono anche le responsabilità comunitarie a partire – sottolinea la Coldiretti – dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam. Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – continua Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto.
Per effetto dei cambiamenti climatici e della globalizzazione – conclude Coldiretti - si moltiplica l’arrivo di materiale vegetale infetto e parassiti vari che provato stragi nelle coltivazioni e per questo serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale anche con l’avvio di una apposita task force.