Coldiretti Lecce scrive ai 97 sindaci della provincia
"Presto ordinanze con regole chiare per scongiurare incidenti"
Dopo le novità normative a livello nazionale, Coldiretti Lecce scrive ai 97 sindaci della provincia chiedendo alle amministrazioni comunali di approvare in tempi rapidi ordinanze per disciplinare a livello locale le corrette modalità della combustione sul luogo di produzione del materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture di uliveti o vigneti, dopo il via libera del Governo a questa pratica agronomica.
“Il nostro invito ai sindaci è quello di mettere a punto sin da ora gli strumenti operativi, perché terminato il periodo di alto rischio incendi boschivi e della macchia mediterranea – spiega Giampiero Marotta, direttore di Coldiretti Lecce - gli agricoltori possano agire in un ambito ben regolamentato, quindi con pochi rischi”.
La combustione in loco rappresenta una tradizionale pratica agricola, che mineralizza gli elementi contenuti nei residui organici, determina un controllo indiretto delle fonti di inoculo, evita la propagazione delle fitopatie, come ad esempio la Xylella fastidiosa, che da un anno circa sta flagellando gli uliveti salentini, riducendo o eliminando la necessità di trattamenti chimici.
Una pratica agricola millenaria, finita per essere di fatto vietata dal classico ginepraio normativo italiano.
Il legislatore nazionale, partendo dal fine nobile di combattere l’usanza criminale di bruciare i rifiuti (a seguito dello scandalo della terra dei fuochi), aveva applicato una semplificazione eccessiva, finendo per rendere penalmente perseguibile l’antica tradizione agronomica.
Ora il Governo ha posto rimedio, permettendo, a condizioni date, la combustione dei residui vegetali. La norma (articolo 14, comma 8, lettera b, del decreto legge 24 giugno 2014, n.91) precisa che non si applicano le sanzioni connesse alla gestione dei rifiuti quando si brucia in loco materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture. In particolare per tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli ed in quantità giornaliere non superiore a tre metri steri cubi per ettaro nelle aree, periodi ed orari individuati con apposita ordinanza del sindaco competente per territorio.
Rimane il divieto alla combustione nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, tenendo conto anche delle distanze minime dalle aree boscate previste dalla legge. Da questa previsione normativa nasce l’invito ai comuni da parte di Coldiretti Lecce che, pur chiedendo regole chiare, non nasconde la propria soddisfazione per il ripristino di una pratica di grande utilità. La combustione controllata di residui vegetali ha, infatti, tra l’altro, il vantaggio di evitare la movimentazione sul territorio, anche per lunghissimi tratti – vista, nella maggior parte dei casi, l’assenza di impianti – di sostanze naturali non pericolose e l’inutile intasamento delle discariche;
Nel Salento sono presenti, inoltre, molteplici coltivazioni agricole di modesta dimensione, soprattutto a carattere familiare, ubicate spesso in zone isolate, con conseguenti difficoltà logistiche o impossibilità di procedere al deposito ed al trasporto dei residui agricoli ad appositi centri di gestione. Per le coltivazioni maggiormente presenti nel territorio nazionale la trinciatura della potatura può portare nel medio e lungo periodo a gravi problemi fitosanitari per le piante, aumentando, di conseguenza, la necessità di ricorrere a trattamenti chimici. Tra i rischi scongiurati dal via libera alla combustione all'aperto, infine, l’accumulo di residui vegetali che per la loro naturale trasformazione in compost, normalmente stipati a bordo campo o in prossimità delle scoline, possono diventare nel tempo facile pericolo di innesco di incendi, soprattutto nei mesi estivi e, in caso di forti piogge, determinare intasamenti, allagamenti e dissesto idrogeologico.
