Troppo bassi i prezzi dell’olio extravergine di oliva sugli scaffali della grande distribuzione che alimentano pesanti distorsioni dal campo alla tavola. E’ quanto sottolinea Coldiretti Puglia, alla vigilia dell’incontro con il Sottosegretario alle Politiche Agricole che si terrà domani a Roma al Ministero.
“Il prezzo di olive e olio già ad inizio campagna sono al di sotto dei costi di produzione. Un onere che spesso ricade sui produttori per effetto delle distorsioni e delle speculazioni che si verificano lungo la filiera a causa degli evidenti squilibri di potere contrattuale. A rimetterci è l’anello più debole della filiera”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Accanto alla formula tradizionale del 3×2 ed ai punti a premio – continua la Coldiretti – si sono moltiplicate e differenziate le proposte delle diverse catene per renderle meno confrontabili tra loro e più appetibili ai clienti, dalle vendite sottocosto che devono seguire regole precise ai buoni spesa. Tra i prodotti alimentari venduti in offerta più frequentemente ci sono – precisa la Coldiretti – quelli simbolo della dieta mediterranea che non possono mancare sulle tavole degli italiani e hanno un effetto calamita sui clienti a partire proprio dall’olio di oliva.
Serve intensificare l’attività di controllo e vigilanza anche per evitare che vengano spacciati come nazionali prodotti importati ma – conclude la Coldiretti - è anche necessario al più presto il recepimento della direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali del 17 aprile 2019 per ristabilire condizioni contrattuali più eque lungo la catena di distribuzione degli alimenti, con l’introduzione di elementi contrattuali e sanzionatori certi rispetto a prassi che finora hanno pesantemente penalizzato i produttori.
“Per questo occorre approvare la proposta di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, presidente del comitato scientifico della Fondazione Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti”, dice Muraglia. “I contratti tra gli attori che operano lungo le filiere del cibo – conclude Muraglia - sono presupposto di valore per le produzioni locali, di remunerazione dignitosa per gli imprenditori agricoli e di qualità per i consumatori. Un investimento sicuro, insomma, per il futuro dell’agricoltura”.