Uno studio ha rilevato che 600 persone sono ringiovanite di 1 anno e mezzo adottando la Dieta Mediterranea per un anno come stile alimentare
Un’alimentazione sbagliata non solo fa male alla salute, ma costa anche ad ogni cittadino 289 euro l’anno, con quasi 2 pugliesi su tre (38%) che risulta in sovrappeso, il 9,8% è obeso, ma c’è anche il 29,7% che risulta In eccesso ponderale, un fattore di rischio che favorisce molte malattie. Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, sulla base di un calcolo di Aletheia, secondo cui l’obesità rappresenta, oltre ad un fattore di rischio per la salute, una tassa di 289 euro l’anno pro capite.
Un ruolo importante per la salute che – precisa la Coldiretti regionale – è stato riconosciuto ad oltre un decennio dall’iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’Unesco avvenuta il 16 novembre 2010. Uno studio di Claudio Franceschi, professore emerito di immunologia dell’Università di Bologna, monitorando 600 persone che per un anno hanno adottato la Dieta Mediterranea e 600 che hanno seguito altri stili alimentari, è arrivato al risultato che i primi in un anno sono “ringiovaniti” di un anno e mezzo.
Il paradosso è che proprio nella patria della buona tavola, sia in aumento l’obesità infantile e degli adolescenti perché i giovani stanno perdendo l’abitudine a consumare i cibi più salutari, dove in Puglia l’11,1% dei bambini mangia frutta meno di una volta a settimana o mai e solo il 39,8% dei bambini consuma una merenda adeguata di metà mattina, con un impatto potenzialmente devastante – denuncia Coldiretti Puglia - sulla salute delle giovani generazioni, con 1 genitore su 4 che boccia le mense scolastiche, sulla base dell’Indagine di OKKio alla Salute, secondo cui tra i bambini della Puglia il 4,8% risulta in condizioni di obesità grave, il 10,3% risulta obeso, il 21,6% in sovrappeso, il 61,2% normopeso e il 2,1% sottopeso, con il 36,7% dei bambini che presenta un eccesso ponderale.
La Dieta Mediterranea è un tesoro del Made in Italy che ha consentito all’Italia livelli di longevità fra più alti al mondo, ma è sotto attacco – denuncia Coldiretti – su più fronti, a partire dal clima fino ad arrivare all’economico e politico europeo. I cambiamenti climatici con i danni provocati dalla siccità e dal maltempo in Italia hanno tagliato le produzioni degli alimenti base della dieta mediterranea con il crollo del 30% per l’extravergine di oliva, del 10% per passate, polpe e salse di pomodoro fino al meno 5% per il grano duro destinato alla produzione di pasta tricolore. Con l’esplosione dei costi causata dalla guerra in Ucraina più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività – evidenzia Coldiretti – ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari spinti dalla guerra in Ucraina.
Da qui la necessità di una comunicazione al consumatore che può essere garantita solo da un’etichetta sempre più trasparente eleggibile e soprattutto adottata non solo in Italia, ma anche nell’Unione europea. Proprio per assicurare una piena trasparenza su quanto i cittadini mettono nel piatto, Coldiretti con la mobilitazione “No fake in italy”, partita dal Brennero e poi condotta sui porti, ha lanciato una raccolta di firme per una legge europea di iniziativa popolare per estendere l’obbligo dell’indicazione dell’origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. Una mobilitazione che può essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti, promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.