Il regolamento europeo sul ripristino della Natura” Restoration law” rappresenta un progetto ambizioso della Ue che deve puntare, nella sua attuazione, a ricucire i rapporti tra agricoltura e ambiente in una nuova visione che superi le contrapposizioni. Importante nella nuova ottica il necessario passaggio dalla conservazione al ripristino che metta al centro l’agricoltore nell’azione di tutela della biodiversità, ma anche di altre matrici ambientali, dalle fonti rinnovabili agli impollinatori fino agli ecosistemi marini. Oggi è necessario che lo sviluppo dell’agricoltura viaggi in tandem con la natura e bisogna capire quali barriere normative ostacolano i processi e intervenire. Per questo ha assunto particolare importanza l’incontro promosso da Ab Agrivenatoria Biodiversitalia e Fondazione Una Ets, con il sostegno di Coldiretti, tra mondo accademico, istituzioni e rappresentanti della società civile per affrontare le grandi sfide legate alla tutela della natura rispetto agli effetti dei cambiamenti climatici, valorizzando le risorse presenti sul territorio.
Con il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. e il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, hanno partecipato al confronto i professori Mariagrazia Alabrese della Scuola Universitaria Sant’Anna di Pisa, Francesco De Leonardis – Università Roma Tre, Nicola Lucifero – Università di Firenze, Alfonso Celotto – Università Roma Tre, Ferdinand Albisinni – Università della Tuscia, Sonia Carmignani – Università di Siena, Vincenzo Buonomo – Pontificia Università Lateranense, il presidente Fondazione Una Ets, Maurizio Zipponi, il presidente AB Agrivenatoria Biodiversitalia, Niccolò Sacchetti, il direttore generale tutela della Biodiversità e del mare – Mase, Francesco Tomas, e il generale Antonio Danilo Mostacchi del Comando del Raggruppamento Tutela della Biodiversità. Ha inviato un saluto il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. La rotta l’ha indicata nella prefazione del libro “Ripristino della natura e rigenerazione territoriale “ (che ha raccolto gli scritti di importanti giuristi) il professor Stefano Masini: “ Il modello ordinante è da costruire, nella dimensione giuridica, attraverso il necessario recupero dell’esperienza umana, disincagliando gli interventi dal formalismo dei vincoli di tutela per premiare le competenze di agricoltori, forestali, urbanisti nella raccolta degli strumenti più efficaci al fine di raggiungere il risultato”.
L’interconnessione – hanno indicato gli esperti – è la parola chiave del regolamento. La vera sfida è riuscire a conciliare gli opposti. Perché la finalità è di non creare contrapposizioni tra tutela dell’ambiente ed economia. Gli imprenditori agricoli – è stato ribadito da tutti gli interventi – svolgono un ruolo fondamentale e per questo le misure che saranno messe in campo non potranno prescindere da loro. Ci dovrà essere il coinvolgimento del mondo agricolo, ambientalista e venatorio. E soprattutto bisognerà evitare norme punitive. Ma serviranno anche risorse da collocare sui progetti. E questo è un nervo scoperto, perché si è aggiunta una nuova questione di cui tenere conto: la riforma della Politica agricola comune con il pesante taglio del budget. E senza fondi adeguati il rischio è di tornare al Green Deal prima maniera. La riforma preoccupa molto la Coldiretti perché non è una semplice riforma, ma contrasta con la “visione” presentata dal commissario all’Agricoltura Ue, Hansen. “Nulla sarà come prima – ha affermato il segretario generale Gesmundo – e sono patetici i tentativi di chi parla della flessibilità per assicurare che con il fondo unico ci sarà un recupero delle risorse: non esiste più né il primo, né il secondo pilastro. Sarà nazionalizzata la politica agricola. Dietro la flessibilità si nasconde l’opacità della von der Leyea”. Ma Gesmundo ha confermato il ruolo della Coldiretti “siamo un’organizzazione di prossimità, guardia di confine delle istituzioni e se queste vengono meno, nostro dovere è intervenire”. Il segretario generale ha concluso ribadendo che per conservare il patrimonio di biodiversità c’è bisogno dell’uomo. E dunque bisogna creare le condizioni economiche per consentire agli agricoltori di svolgere le loro attività.
“Siamo europeisti – ha sostenuto il presidente Prandini – ma ci battiamo perché torni l’Europa dei padri fondatori che non si fondava sugli egoismi”. No dunque a quell’Europa che consente che Paesi come l’Italia siano penalizzati dagli scarsi controlli che invece sono severissimi per le importazioni negli Stati Uniti, ma anche nel Nord Africa, mentre le frontiere per esempio dell’Olanda a Rotterdam sono colabrodo. E questo ha consentito che entrasse il batterio della Xylella che ha distrutto interi territori creando problemi alla biodiversità, ma anche al turismo, o la cimice asiatica che ha distrutto la frutta. L’appello del presidente di Coldiretti è di riportare il buonsenso nelle istituzioni europee. E ha sottolineato l’importanza dei dibattiti degli esperti per passare però dai ragionamenti ai fatti. Il regolamento sul Ripristino della natura – ha detto – deve tenere in considerazione modelli che fanno crescere l’ambiente, non quelli di Timmermans. Insomma no alle multe per chi taglia piante pericolanti lungo i fiumi. Se si punta a tutelare i fiumi e preservare i territori si deve recuperare il ruolo di agricoltori e cacciatori che sono le vere sentinelle degli habitat. Anche Prandini ha bocciato il fondo indistinto che di fatto cancella la Pac, ma se si cancella un elemento distintivo come la politica agricola comune- ha concluso – si cancella l’Europa.