"Al ministro per il Sud Lezzi chiederemo interventi immediati perché gli agricoltori non sanno come comportarsi per realizzare nuovi impianti resistenti e tornare a lavorare e produrre. E’ impensabile che, ottenuto il Decreto Emergenze che consente gli espianti, ora è la volta di cavilli burocratici che impediscono il reimpianto. A distanza di 6 anni dal primo ulivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia, gli agricoltori salentini sono ancora ingabbiati e abbandonati al loro destino e ogni giorno al danno si aggiunge un’altra beffa”. E' quanto annuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, in merito all'incontro he il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi, venerdì prossimo a Lecce.
"Al ministro Lezzi ribadiremo l’importanza che i 300 milioni di euro di risorse aggiuntive, oltre ai 70 già stanziati dal CIPE, vadano agli agricoltori e ai frantoiani - aggiunge il presidente Muraglia - che vengano monitorati i percorsi di assegnazione di 150 milioni per il 2020 e di 150 per il 2021".
Bisogna fermare il contagio che sta avanzando inesorabilmente verso nord ad una velocità di più 2 chilometri al mese – denuncia Coldiretti Puglia – dopo aver già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi lasciando un panorama spettrale e un danno al patrimonio olivicolo di oltre 1,2 miliardi di euro.
E’ a rischio chiusura la più grande fabbrica green del Sud Italia, la filiera olivicola salentina che fa gola anche ai Paesi comunitari ed extracomunitari, insiste Coldiretti Puglia. Anche il Marocco sta acquistando e portando via pezzi di Salento, intere linee di produzione dei frantoi in provincia di Lecce vendute all’estero in Marocco e Tunisia, un colpo durissimo alla filiera olivicola, stretta tra le beghe dei reimpianti e il calo della produzione che ha azzerato l’attività degli impianti di trasformazione, denuncia Coldiretti Puglia. “Serve un impegno concreto e immediato per i frantoi salentini, perché è chiusura annunciata nei prossimi mesi di oltre 200 strutture, visto che negli ultimi anni, per colpa dei ritardi gravi nella gestione della Xylella con errori, incertezze e scaricabarile, hanno già dismesso numerose linee di produzione, con l’azzeramento della forza lavoro. Serve un cambio di passo, serve determinazione e responsabilità per non distruggere definitivamente la fabbrica green Italiana che produce oltre il 50% dell’olio made in Italy. E’ un cane che si morde la coda, se gli agricoltori non reimpiantano, non producono olive e i frantoi muoiono. Se i frantoi muoiono, quando e se ci saranno nuovamente olive non ci saranno più impianti di trasformazione. E’ arrivata l’ora che le istituzioni riescano a trovare la quadra, con misure precise e definitive, mentre il mondo olivicolo in Salento vive in uno stato di confusione, sconforto, disperazione e abbandono”, conclude il presidente Muraglia.
Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia – sottolinea Coldiretti – si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’ambiente, l’economia e sull’occupazione.